lunedì 13 maggio 2013

De berlusconis iustitia et iure


Ogniqualvolta Silvio Berlusconi si avventura nel parlare di Giustizia, manifesta idee così strampalate da far sorgere perfino il dubbio che sappia quello che dice.
Ad esempio, quando afferma che i responsabili di un reato, sottoposti a processo, “entrino nel tritacarne della giustizia”, palesa un suo personalissimo convincimento, cioè che perseguire i reati non sia un dovere e diritto di qualsiasi società civile, ma sia soltanto un abuso commesso dalla Magistratura.
Ignoro se e dove Berlusconi abbia compiuto i suoi studi, né ho notizia di chi lo abbia educato a comportarsi nel rispetto dei principi fondamentali dell’etica.
Quello che ho ben chiaro, invece, è che ai figli di camorristi e mafiosi, fin da bambini, viene inculcata l’idea che le forze dell’ordine ed i magistrati siano i veri nemici da combattere perché osano contrastare la libertà di spacciare, rubare, assassinare, rapinare, violentare, truffare, etc.
È probabile, perciò, che Berlusconi, nella sua vita, abbia avute frequentazioni con ambienti ed individui per i quali delinquere sia un diritto naturale e, quindi, non possa essere perseguito dalla Giustizia.
Consequenziale al concetto che delinquere sia un diritto è anche l’altra affermazione, tanto cara a Berlusconi, quella di essere un “perseguitato dai magistrati”.
Sembra che ne sia così convinto, da aver ammaestrati i suoi lacchè perché usino la frase in ogni contatto con i media.
Oltre ad idee strampalate sulla Giustizia, però, Berlusconi dà prova anche di una buona dose di avventatezza ignorante nelle sue citazioni.
Ad esempio, sabato scorso a Brescia, nell’attaccare la Magistratura ha avuta l’impudenza di assimilare le sue vicende giudiziarie a quella dolorosa che coinvolse Enzo Tortora.
Immediata la reazione di Gaia e Silvia, figlie di Enzo Tortora, che non avendo apprezzato il riferimento a loro padre, hanno invitato Berlusconi a non ricercare la sua legittimazione usando il nome di Enzo Tortora.
Quello che Berlusconi ignora, o finge di ignorare, è che Enzo Tortora:
  1. fin dai primi momenti, pur protestandosi innocente, abbia improntati i suoi comportamenti al rispetto della Magistratura e della Giustizia;
  2. abbia scelto di difendersi “nei” processi, e non “dai” processi;
  3. si sia sottomesso al processo come un qualunque cittadino, senza sfruttare la sua notorietà;
  4. non si sia servito della sua popolarità per aizzare l’opinione pubblica contro i Magistrati che lo giudicavano;
  5. abbia avuta fiducia nella Giustizia per l’accertamento della sua innocenza.
E la sua innocenza fu riconosciuta, definitivamente, dalla Corte di Cassazione con sentenza del 13 giugno 1987.
Quello, però, che Berlusconi preferisce non ricordare è la realtà che vide l’europarlamentare Enzo Tortora non solo non avvalersi dell’immunità parlamentare per sottrarsi alla Giustizia, ma anche dimettersi dal Parlamento Europeo per scontare la condanna che gli era stata comminata dal processo di primo grado.
Evidentemente, Enzo Tortora era certo di essere innocente, mentre Berlusconi …
A questo punto, però, che proprio Berlusconi, il quale, per sottrarsi alla Giustizia, si avvale d’immunità parlamentare, leggi ad personam, legittimi impedimenti, prescrizioni, si permetta spudoratamente di accostare il suo nome a quello di Enzo Tortora, è veramente intollerabile ed ignobile.

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