Ci sono giornate nelle quali vorrei vivere da emigrato, in una terra lontana, per non intristirmi partecipando, in presa diretta, alle vicende italiane.
Ebbene, ieri è stata una di quelle giornate.
Un sabato attraversato da eventi che lasciano non solo confusi e preoccupati, ma che generano mille dubbi su quello che ci aspetta dietro l’angolo.
- A Milano era l’alba quando un energumeno è sceso in strada e si è avventato a picconate contro i passanti, uccidendone uno e ferendone gravemente altri quattro. La persona uccisa era seduta davanti ad bar sorseggiando il primo caffè. Un gesto di autentica follia, apparentemente senza ragione, che però ha offerta l’occasione, ai soliti razzisti di mestiere, per alimentare i rigurgiti contro i diversi. Infatti, siccome l’energumeno violento era un 31enne ghanese, senza permesso di soggiorno, il segretario lombardo della Lega Nord, Matteo Salvini, si è scagliato contro il neo ministro per l’integrazione, Cécile Kyenge, accusandola di istigare a delinquere perché “i clandestini che il ministro di colore vuole regolarizzare ammazzano a picconate”. Aldilà dell’idiozia di queste parole, a Salvini poco importa che Cécile Kyenge sia cittadina italiana, ma siccome è una cittadina italiana di colore, per uno squallido come Salvini, basta e avanza per vomitarle addosso veleno in ogni occasione.
- Poche ore dopo, a Roma iniziava l’Assemblea nazionale dei delegati PD per l’elezione del nuovo Segretario in sostituzione del dimissionario Bersani. Ai microfoni profluvi di parole a ruota libera! Sebbene tutti gli interventi abbiano palesata la consapevolezza di un partito oramai sbrindellato, sono mancati accenni critici alla devastante gestione politica, conclusasi con un risultato elettorale rovinoso. La domanda, invece, che molti delegati si sono posta è stata: come ricucire i rapporti con una base che, con fermezza, contesta la direzione e la linea politica del partito? La percezione è che la resa dei conti sia solo rinviata, di fatto, al prossimo congresso che il neo Segretario, Guglielmo Epifani, eletto con oltre l’85% dei voti, dovrà convocare entro il prossimo mese di ottobre. Intanto, cosa potrà accadere in questi mesi, da oggi al congresso, è un mistero, perché divisioni e conflittualità intestine sono palpabili.
- Mentre a Roma il PD eleggeva il nuovo Segretario, a Brescia, una vigorosa contestazione rendeva vita difficile al PdL che manifestava in difesa di Berlusconi. In difesa da chi? Ovviamente dalla Magistratura, che ha avuto ed ha l'audacia di indagarlo, processarlo e condannarlo come se fosse un cittadino comune. In realtà, i lacchè idolatranti, vorrebbero che “Al Tappone”, come lo ha battezzato Beppe Grillo, godesse di una illimitata licenza a violare la legge, dal momento che immunità parlamentare e leggi ad personam non sono bastate ad assicurargli un adeguato privilegio. Sicuramente, a Berlusconi ed ai suoi lacchè, sfugge che, in qualsiasi paese democratico dell’occidente, “Al Tappone” sarebbe già in galera da anni. Ma, a creare perplessità e preoccupazioni, però, non sono stati gli ormai arcinoti attacchi di Berlusconi alla Magistratura, quanto piuttosto la presenza, sul palco della manifestazione contro i magistrati, di Angelino Alfano, ministro degli interni in carica. La partecipazione di un ministro della Repubblica, ed in specie del ministro degli interni, ad un dimostrazione di protesta, contro un’Istituzione dello Stato, rischia di innescare un pericoloso corto circuito istituzionale. Se poi, lunedì mattina, in contemporanea con la ripresa del processo Ruby, parlamentari e ministri del PdL dovessero anche replicare la marcia sul Tribunale di Milano, ci troveremmo in presenza di un fatto di emergenza istituzionale gravissima. Che il PdL, partito al governo, dimostri contro un’Istituzione dello Stato, rappresenterebbe uno sfregio palese all’ordine democratico. Chissà quali inquietudini provi, il Presidente Giorgio Napolitano, nel constatare che, ancora una volta, le sue esortazioni siano state ignorate!
- Per rimanere in tema, come ho già accennato domani, lunedì, riprenderà presso il Tribunale di Milano il processo Ruby, dopo gli innumerevoli pretestuosi rinvii imposti dalla difesa di Berlusconi. Ebbene, questa sera, domenica, la TV Canale 5, di proprietà Mediaset, manderà in onda, in prima serata, la fiction “La guerra dei 20 anni. Ruby ultimo atto”. Secondo fonti giornalistiche, il programma, girato nella villa di Arcore, mirerebbe a denigrare i giudici, che hanno avuto a che fare con i reati commessi da Berlusconi, ed a proporre un angelico ritratto di Berlusconi perseguitato dalla Giustizia. Ancora una vergognosa attestazione di come, solo in Italia, sia consentito ad un politico, proprietario di molti media, manovrare la disinformazione, in assenza di una seria legge sul conflitto di interessi. E ciò nonostante il Parlamento Europeo, con la risoluzione del 20 novembre 2002 abbia deplorato che “in Italia permanga una situazione di concentrazione del potere mediatico nelle mani del presidente del consiglio, senza che sia stata adottata una normativa sul conflitto d’interessi”!!!
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