mercoledì 15 maggio 2013

Quaquaraquà dentro e fuori il Parlamento ?


Leonardo Sciascia, nel suo romanzo “Il giorno della civetta”, mette in bocca ad uno dei protagonisti, don Mariano Arena, queste parole: “Io ho una certa pratica del mondo, e quella che diciamo l’umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezzi uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà. Pochissimi gli uomini, i mezz’uomini pochi, ché mi contenterei l’umanità si fermasse ai mezz’uomini. E invece no, scende ancora più giù, agli ominicchi che sono i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi. Ed ancora più giù, i piglianculo che vanno diventando un esercito. Ed infine i quaquaraquà che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, ché la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre.”
Non riesco a non ripensare a queste parole del romanzo di Sciascia, ogniqualvolta la quotidianità mi costringa ad assistere all’agire di certi individui.
Non sempre riesco a ricondurre gli individui in una delle categorie immaginate da Sciascia, ma mi trovo d’accordo con don Mariano Arena quando afferma “… mi contenterei l’umanità si fermasse ai mezz’uomini”.
Cosa ha a che vedere questo lungo preambolo con quanto è accaduto nella giornata di ieri ?
Più di quanto si possa credere, se ripenso al vivace battibecco che si è acceso, in aula, tra l’onorevole Renato Brunetta (PdL) e la Presidente della Camera, Laura Boldrini.
Oggetto del contendere: la presunta mancata dichiarazione di solidarietà, da parte della Presidente della Camera, alle deputate del PdL, che sarebbero state insultate, in piazza, da coloro che contestavano la manifestazione in difesa di Berlusconi organizzata dal PdL,  sabato pomeriggio a Brescia.
Nel dare la parola a Brunetta che aveva chiesto di intervenire, Boldrini ha commesso un imperdonabile errore; ha detta la frase di rito: “l’onorevole Brunetta ne ha facoltà”.
Apriti cielo! È bastato questo perché Brunetta giudicasse calpestato il suo orgoglio di alto esponente del PdL.
Così, nel prendere la parola, Brunetta, visibilmente stizzito, ha esordito dicendo: “Visto che mi ha chiamato onorevole e sono invece presidente del gruppo, io non la chiamerò presidente.”!
Nell’ascoltare queste ridicole parole, non ho potuto fare a meno di sbellicarmi dalle risa e di domandarmi in quale categoria don Mariano Arena avrebbe collocato Brunetta.
Tra gli ominicchi … o tra i quaquaraquà?
In ogni modo, allo strillare esagitato di Brunetta, Laura Boldrini ha risposto, come si addice alla terza carica dello Stato, con fermezza e senza polemiche, riconfermando “solidarietà alle deputate del PdL in quanto donne” e ribadendo la sua ferma volontà di intervenire “quando sarà strettamente necessario e non su pressione di parte”.
Già quarantotto ore prima, in televisione, lamentando che la Presidente della Camera avesse manifestata solo attraverso il portavoce la sua solidarietà, Alessandro Sallusti, compagno di vita dell’onorevole pidiellina Daniela Santanchè, da consumato tanghero aveva rivolta, a Laura Boldrini, l’espressione “… e da domani non ci rompa più i coglioni!”.
Ora, ascoltando le signorili parole di Sallusti, mi è venuto in mente un vecchio aforisma popolare che recita: Dio li fa e poi li accoppia!
Difatti, la sua compagna di vita, Daniela Santanché, educata ai principi del noblesse oblige, ha come abitudine quella di mostrare il dito medio della mano destra a chiunque manifesti dissenso.
Povera Italia, ogni giorno di più scivoli verso la barbarie!

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