giovedì 16 maggio 2013

Napolitano … spada di Damocle sul “piano B”


Sono sempre più insistenti le voci su un ipotetico “piano B” che l’entourage berlusconiano starebbe elaborando, per prevenire l’eventuale conferma, in Cassazione, della sentenza di secondo grado che il Tribunale di Milano ha emessa, nelle scorse settimane, per il Processo Mediaset.
A crucciare i galoppini di Berlusconi non è la condanna a 4 anni di detenzione, comunque ridotti ad uno per effetto dell’indulto 2006, ma la pena accessoria: interdizione dai pubblici uffici per 5 anni.
Nel caso di conferma della sentenza da parte della Cassazione, Berlusconi rischierebbe, infatti, di essere radiato dal Parlamento e, quindi, dalla vita politica per almeno due legislature.
Cioè, una sua eventuale ridiscesa in campo potrebbe avvenire solo dopo il compimento dell’85mo anno di età!
A rendere più pressante l’elaborazione del “piano B”, sarebbe stata la requisitoria, di Ilda Boccassini, nel Processo Ruby, con una prevedibile altra condanna di Berlusconi, in primo grado, e la possibile nuova interdizione dai pubblici uffici.
Inoltre, ad abundantiam, c’è la richiesta di rinvio a giudizio di Berlusconi, per il mercimonio di senatori, oltre l’inchiesta sul giro di escort di Tarantini.
Anche se, ai primi di maggio, è stato nominato Primo Presidente di Cassazione, Giorgio Santacroce, ritenuto vicino al centrodestra, il quadro giudiziario di Berlusconi rimane assolutamente complicato, né ci sono le indulgenti prescrizioni su cui possa contare per i processi e le indagini in corso.
Per questo, legali e notabili del PdL si stanno scervellando per offrire a Berlusconi una via di fuga.
Occorre tempo, però, per valutare e mettere a punto eventuali mosse, per cui, da giorni, gli esponenti del PdL vanno ripetendo, come tanti pappagalli, che non è previsto nessun “fallo di reazione” contro il Governo Letta.
Infatti, una crisi di governo, in questa fase, farebbe precipitare la situazione, mettendo in difficoltà coloro che lavorano al “piano B”.
Un piano, la cui elaborazione procederebbe in diverse direzioni, valutando anche tattiche alternative.
In comune, tutte le ipotesi prendono spunto dai risultati dei recenti sondaggi che assegnano al centrodestra un cospicuo vantaggio sulle altre formazioni politiche.
Un primo piano d’azione prevederebbe nuove manifestazioni di piazza, come quella realizzata a Brescia, da un lato per consentire a Berlusconi di reiterare i suoi attacchi alla Magistratura ed ai PM e, dall’altro, per infervorare e serrare i ranghi del popolo pidiellino, così da prevenire possibili defezioni nel caso di elezioni a breve.
Il secondo disegno sarebbe quello di servirsi della debolezza in cui versa il PD, per costringerlo ad approvare norme, ad esempio sulla giustizia, che lo allontanino sempre più dal suo elettorato.
Proprio ieri, ad esempio, il pidiellino Enrico Costa ha riproposto in Commissione Giustizia il testo fotocopia del DDL, già elaborato da Alfano, sulle intercettazioni, definendolo una “scelta politica” e chiedendo che “sia data priorità a quei provvedimenti, in primis le intercettazioni e la responsabilità civile dei magistrati, che erano già stati approvati da una parte del Parlamento”.
In sostanza, un’autentica trappola tesa al PD !
Il terzo proposito sarebbe di affidare ai ministri pidiellini, il compito di esercitare un forte condizionamento su Letta perché attui il programma PdL, a cominciare dall’eliminazione dell’IMU.
Temi forti, cioè, di cui servirsi in campagna elettorale.
Il denominatore comune di queste manovre è quello di rinsaldare il PdL con l’elettorato, e di mettere in difficoltà sia il PD che il M5S.
La strategia si integra con l’opposizione del PdL a mettere mano alla riforma della legge elettorale, con il pretesto che prima sarebbe necessario procedere alle riforme istituzionali.
In base ai sondaggi, infatti, con il “porcellum”, in caso di elezioni, il PdL oggi farebbe man bassa di seggi sia alla Camera che al Senato, e metterebbe così al sicuro Berlusconi, nel caso di richieste di arresto da parte della Magistratura.
Poiché, secondo le previsioni, la Cassazione potrebbe esprimersi, sul Processo Mediaset, entro fine anno, si ipotizzerebbe di togliere la fiducia al Governo Letta in settembre, per arrivare a nuove elezioni entro novembre.
In questo caso, il PdL otterrebbe il duplice obiettivo di anticipare la sentenza della Cassazione, e di costringere un PD, malridotto, a confrontarsi in campagna elettorale senza aver realizzato il previsto congresso, in calendario ad ottobre.
Piano astuto e inappuntabile se non ci fossero i “se” !
E se di fronte alla caduta del Governo Letta, da lui vivamente caldeggiato, Giorgio Napolitano decidesse di dimettersi da Capo dello Stato?
E se le dimissioni di Napolitano, costringessero il Parlamento ad eleggere un nuovo Capo dello Stato in grado di indire le elezioni?
E se, per ipotesi, nell’eleggere il nuovo Capo dello Stato, PD e M5S convergessero sulla candidatura o di Prodi o di Rodotà ?
E se, o Prodi o Rodotà, una volta eletto, conferisse a PD e M5S l’incarico di fare un governo, e questo legiferasse, ad esempio, su ineleggibilità, sul conflitto d’interessi, sulla lotta alla corruzione, sul falso in bilancio, sul reato di evasione fiscale, etc. ?

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