venerdì 12 aprile 2013

Anche il Movimento 5 Stelle a volte ha ragione


Chiarisco subito che del Movimento 5 Stelle non condivido nulla, assolutamente nulla, però mi sembrerebbe ottuso non riconoscere che, questa volta, abbiano ragione i suoi “cittadini” onorevoli.
Mi riferisco alla battaglia che stanno conducendo affinché il Parlamento, dopo un mese dal suo insediamento, incominci a lavorare seriamente preoccupandosi dei gravi problemi del Paese e dei molti disegni di legge che giacciono in attesa di esame da troppo tempo.
Nei giorni scorsi, mi è capitato, di assistere ad una seduta della Camera che aveva all’ordine del giorno l’approvazione di alcune mozioni su “Roma Capitale”.
Terminati gli interventi, spesso ripetitivi o tronfi, dei deputati dei diversi gruppi, la seduta si è mutata, di fatto, in una sorta di commemorazione dei defunti.
Per carità, è giusto che la Camera ricordi, nel momento della loro scomparsa, i suoi membri e i cittadini degni di essere celebrati.
Temo, però che se non correrà ai ripari, con decisioni e provvedimenti urgenti, il Parlamento sarà costretto a dedicare sedute sempre più numerose per ricordare le vittime della crisi, o degli incidenti sul lavoro, o del sovraffollamento delle carceri, e via discorrendo.
Spero di non sembrare cinico ma ammetto che, assistendo a quella seduta, non ho potuto fare a meno di chiedermi quanto sia, e stia costando alle casse dello Stato e, quindi, a tutti noi contribuenti, questa improduttività del Parlamento che perdura ormai da un mese.
Non riesco a trovare una giustificazione logica, ad esempio, per il veto, posto da PD, PdL e Scelta Civica, alla costituzione delle Commissioni Parlamentari permanenti, che hanno come unico compito quello di prendere in esame i disegni di legge presentati e giacenti in Parlamento.
Il pretesto, con il quale è stato posto il veto, è che fino a quando non si sarà insediato il governo non sia possibile identificare maggioranza ed opposizione.
Da cittadino comune considero questo veto un’intollerabile presa in giro, perché, regolamento della Camera alla mano, chiunque è in grado di accertare che il regolamento, una volta fissato in 14 il numero delle Commissioni, all’art. 19 specifica unicamente che le Commissioni devono essere formate “in modo da rispettare la proporzione fra i gruppi, che distribuiscono a tal fine fra queste i propri componenti”.
Non occorre, perciò, essere un cattedratico per constatare che, nel regolamento della Camera, non ci sia nessuna traccia della esigenza di attendere la formazione del governo per poter identificare i membri di maggioranza ed opposizione.
Anche perché, lo stesso regolamento non fa alcun riferimento a maggioranza ed opposizione neppure quando stabilisce che “le Commissioni si costituiscono eleggendo il Presidente ed un Ufficio di Presidenza (composto da due Vice Presidenti e da due Segretari)”.
Ma i partiti che pongono il veto, pur di impedire la costituzione ed il lavoro delle Commissioni, si affidano anche ad un’altra fanfaluca, ancor più inconsistente della precedente, quando sostengono, cioè, che esisterebbe l’ipotetico rischio che le diverse Commissioni possano prendere in esame disegni di legge tra loro contradditori.
Ma che scusa è? Compito delle Commissioni è solo quello di procedere all’esame dei progetti di legge, integrandoli o modificandoli, ma spetta sempre e comunque al Parlamento la loro approvazione.
L’inconsistenza e l’artificiosità di questi pretesti come possono non far sorgere il dubbio che alla radice ci siano, invece, altri motivi inconfessabili?
Ad esempio, la preoccupazione che le Commissioni possano esaminare e portare in Parlamento, per l’approvazione, proposte di legge non gradite all’uno od all’altro di quei partiti.
Penso, ad esempio, al disegno di legge sull’abolizione dei rimborsi elettorali (non gradito al PD) o quelli sull’ineleggibilità o sul conflitto di interessi (indigesti al PdL).
Ancora più spregevole potrebbe essere l’altro motivo, correlato alla necessità prima, di riempire le caselle del governo, per assegnare, poi, le poltrone delle Commissioni a coloro che risultassero trombati nella formazione del governo.
Vale a dire, mancati ministri e mancati sottosegretari, ai quali assegnare, come premio di consolazione, la poltrona di una presidenza di Commissione Parlamentare.
Ancora e sempre logiche della vecchia politica che gli italiani, con il voto del 24 e 25 febbraio, hanno dimostrato di non essere più disposti a tollerare.
Possibile che siamo abbandonati nelle mani di una classe politica così poco intelligente da non aver ancora afferrato il messaggio uscito dalle urne

1 commento:

Anonimo ha detto...

... capire gli elettori vorrebbe dire,ovviamente, mettere in bilico i propri interessi e poltrone e qui nessuno ci sente !
In un certo senso sono d'accordo con Battiato quando dice che la politica è un troiaio e anche se il termine è forte, altri sinonimi non renderebbero così bene il giudizio Franca