Chiarisco subito che del Movimento 5 Stelle non condivido
nulla, assolutamente nulla, però mi sembrerebbe ottuso non riconoscere che,
questa volta, abbiano ragione i suoi “cittadini” onorevoli.
Mi riferisco alla battaglia che stanno conducendo
affinché il Parlamento, dopo un mese dal suo insediamento, incominci a lavorare
seriamente preoccupandosi dei gravi problemi del Paese e dei molti disegni di
legge che giacciono in attesa di esame da troppo tempo.
Nei giorni scorsi, mi è capitato, di assistere ad una
seduta della Camera che aveva all’ordine del giorno l’approvazione di alcune
mozioni su “Roma Capitale”.
Terminati gli interventi, spesso ripetitivi o tronfi, dei
deputati dei diversi gruppi, la seduta si è mutata, di fatto, in una sorta di
commemorazione dei defunti.
Per carità, è giusto che la Camera ricordi, nel momento
della loro scomparsa, i suoi membri e i cittadini degni di essere celebrati.
Temo, però che se non correrà ai ripari, con decisioni e provvedimenti
urgenti, il Parlamento sarà costretto a dedicare sedute sempre più numerose per
ricordare le vittime della crisi, o degli incidenti sul lavoro, o del
sovraffollamento delle carceri, e via discorrendo.
Spero di non sembrare cinico ma ammetto che, assistendo a
quella seduta, non ho potuto fare a meno di chiedermi quanto sia, e stia
costando alle casse dello Stato e, quindi, a tutti noi contribuenti, questa improduttività
del Parlamento che perdura ormai da un mese.
Non riesco a trovare una giustificazione logica, ad
esempio, per il veto, posto da PD, PdL e Scelta Civica, alla costituzione delle
Commissioni Parlamentari permanenti, che hanno come unico compito quello di
prendere in esame i disegni di legge presentati e giacenti in Parlamento.
Il pretesto, con il quale è stato posto il veto, è che
fino a quando non si sarà insediato il governo non sia possibile identificare maggioranza
ed opposizione.
Da cittadino comune considero questo veto un’intollerabile
presa in giro, perché, regolamento della Camera alla mano, chiunque è in grado
di accertare che il regolamento, una volta fissato in 14 il numero delle
Commissioni, all’art. 19 specifica unicamente che le Commissioni devono essere
formate “in modo da rispettare la proporzione
fra i gruppi, che distribuiscono a tal fine fra queste i propri componenti”.
Non occorre, perciò, essere un cattedratico per constatare
che, nel regolamento della Camera, non ci sia nessuna traccia della esigenza di
attendere la formazione del governo per poter identificare i membri di
maggioranza ed opposizione.
Anche perché, lo stesso regolamento non fa alcun
riferimento a maggioranza ed opposizione neppure quando stabilisce che “le Commissioni si costituiscono eleggendo il
Presidente ed un Ufficio di Presidenza (composto da due Vice Presidenti e da
due Segretari)”.
Ma i partiti che pongono il veto, pur di impedire la costituzione
ed il lavoro delle Commissioni, si affidano anche ad un’altra fanfaluca, ancor
più inconsistente della precedente, quando sostengono, cioè, che esisterebbe l’ipotetico
rischio che le diverse Commissioni possano prendere in esame disegni di legge
tra loro contradditori.
Ma che scusa è? Compito delle Commissioni è solo quello
di procedere all’esame dei progetti di legge, integrandoli o modificandoli, ma spetta
sempre e comunque al Parlamento la loro approvazione.
L’inconsistenza e l’artificiosità di questi pretesti come
possono non far sorgere il dubbio che alla radice ci siano, invece, altri motivi inconfessabili?
Ad esempio, la preoccupazione che le Commissioni possano
esaminare e portare in Parlamento, per l’approvazione, proposte di legge non
gradite all’uno od all’altro di quei partiti.
Penso, ad esempio, al disegno di legge sull’abolizione
dei rimborsi elettorali (non gradito al
PD) o quelli sull’ineleggibilità o sul conflitto di interessi (indigesti al PdL).
Ancora più spregevole potrebbe essere l’altro motivo, correlato
alla necessità prima, di riempire le caselle del governo, per assegnare, poi, le poltrone
delle Commissioni a coloro che risultassero trombati nella formazione del
governo.
Vale a dire, mancati ministri e mancati sottosegretari,
ai quali assegnare, come premio di consolazione, la poltrona di una presidenza
di Commissione Parlamentare.
Ancora e sempre logiche della vecchia politica che gli
italiani, con il voto del 24 e 25 febbraio, hanno dimostrato di non essere più
disposti a tollerare.
Possibile che siamo abbandonati nelle mani di una classe politica così poco intelligente da non aver ancora afferrato il messaggio uscito dalle urne ?
Possibile che siamo abbandonati nelle mani di una classe politica così poco intelligente da non aver ancora afferrato il messaggio uscito dalle urne ?
1 commento:
... capire gli elettori vorrebbe dire,ovviamente, mettere in bilico i propri interessi e poltrone e qui nessuno ci sente !
In un certo senso sono d'accordo con Battiato quando dice che la politica è un troiaio e anche se il termine è forte, altri sinonimi non renderebbero così bene il giudizio Franca
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