mercoledì 29 maggio 2013

Astensionismo, in attesa di chi non c’è

“Chi si accontenta gode” dice un antico detto popolare che sembra fatto su misura per comprendere la soddisfazione del Presidente del Piemonte, Roberto Cota, appagato dal successo della Lega che ha conquistate le poltrone di sindaco a Germano Vercellese (1.785 abitanti) ed a Caresana (1.081 abitanti).
L’euforia per queste due strepitose vittorie ha offuscate, a Cota, le sonore batoste che la Lega ha incassate, invece, nelle sue tradizionali roccaforti, da Sondrio a Vicenza, da Treviso ad Imperia.
A doversi leccare le ferite, però, non sono tanto la Lega o il M5S, che di certo sono usciti malconci e ridimensionati dal voto amministrativo, quanto piuttosto la democrazia partecipativa, mortificata dall’aumento dell’astensionismo.
È puerile spiegare, come fa Alemanno, il 47% di astensionismo, della capitale, con la concomitanza del derby calcistico Roma – Lazio, o in altre zone con le avverse condizioni meteo.
Qualcuno si compiace, perfino, del fatto che gli elettori abbiano disertate le urne, perché sarebbe segno di una maturazione culturale e politica dell’elettorato.
Per altri, invece, l’astensionismo sarebbe solo l’effetto del crescente distacco dalla politica di una parte, sempre più vasta, dell’elettorato, nauseata dal malaffare e dal pessimo esempio che la classe politica ha saputo mettere in mostra senza soluzione di continuità.
Per decriptare i motivi dell’assenteismo, analizzando i risultati di questo voto amministrativo, prenderei spunto, invece, dal risultato, inatteso quanto rovinoso, del M5S, a distanza di soli tre mesi dall’altrettanto singolare successo ottenuto alle elezioni politiche.
Proverò a chiarire i perché di questo approccio!
È nella natura umana allontanarsi e disaffezionarsi, ad esempio, di una persona o di un progetto, quando vengano meno i fattori di attrattiva e d’interesse, sui quali si basava il coinvolgimento.
Mutuando questo concetto nel contesto politico, si può immaginare che anche gli elettori siano portati a farsi coinvolgere da quei partiti e movimenti che propongano programmi ed idee che rispondano alle loro aspettative.
Con il passare del tempo, però, e con il superamento delle ideologie, l’attrattiva dei vecchi partiti ha ceduto il campo alla delusione provocata dalla loro incapacità a rinnovarsi, dalla riluttanza ad affrontare le riforme istituzionali, dalla refrattarietà ad incidere sui costi della politica, dalla inadeguatezza a fronteggiare la crisi economica che ha messo in ginocchio il Paese, da una litigiosità senza fine e senza senso.
Era ineluttabile, perciò, che l’elettore, non incontrando risposte reali ed accettabili alle sue istanze, finisse per illudersi che uno spiraglio di luce lo offrisse il M5S, e così lo ha premiato alle elezioni politiche di febbraio.
Sono stati sufficienti tre mesi, però, perché molti elettori del M5S si rendessero conto dell’inconsistenza, politica e pratica, di un movimento incentrato unicamente sulla forza d’urto delle invettive urlate da Beppe Grillo contro tutto e tutti.
Un movimento da teatro dell’assurdo!
Alla prova dei fatti il movimento si è rivelato incapace di dare sostanza alla logica consequenziale tra il dire ed il fare, portando in Parlamento individui sprovveduti ed impreparati che hanno anteposti i loro crucci personali, su scontrini e diarie, alla soluzione delle emergenze del Paese.
Un movimento che si è barricato, irremovibilmente, dietro la negazione del confronto e della cooperazione con le forze politiche in campo.
Lo slogan, prediletto dai grillini, “uno vale uno”, poco a poco si è trasformato in “zero vale zero”.
Preso atto del valore “zero” dell’azione del M5S, gran parte degli elettori, che lo avevano votato alle politiche, sono ripiegati sull’astensione e sulla scheda bianca.
Non credo sia casuale se, in molti Comuni, le percentuali del maggiore astensionismo coincidano con le percentuali dei consensi perduti dal M5S.     
Ignoro, a questo punto, se la disfatta possa modificare la strategia fin qui adottata da Casaleggio e Grillo; quello che è certo, però, che a ridare fiato al M5S non saranno gli insulti che Grillo indirizza, da ieri, agli elettori che si sono recati alle urne.
Se questa diversa chiave di lettura dell’astensionismo ha qualche fondatezza, allora sarebbe realistico ipotizzare che si tratti di un fenomeno passeggero e riscattabile, a patto, però, che all’elettorato, deluso dal M5S, qualcuno sappia proporre un progetto politico nuovo e credibile, improntato al rinnovamento della politica e dei politici.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

.... la batosta presa dal M5S è ampiamente meritata, ciò a dimostrare che l'elettorato non è stupido e sprovveduto ! Personalmente posso solo essere contenta in quanto avevo visto il bluff fin dalla discesa in campo .... altro che pifferaio !!!

Alex di Monterosso ha detto...

Che il flop sia meritato, concordo con te !!!
Sul fatto che l'elettorato non si lasci turlupinare dai molti "pifferai" che si muovono sullo scenario politico ... ho invece seri dubbi !!!