Era indispensabile attendere una decina di giorni prima di
valutare il senso reale del successo di Bersani alle primarie del PD.
Nessuno può mettere in dubbio che, al ballottaggio,
Bersani abbia primeggiato su Renzi.
Lo si sapeva già prima che Bersani avrebbe potuto contare
sul sostegno della vecchia ed incartapecorita nomenklatura del partito,
contraria a Renzi.
Per avere la certezza assoluta della vittoria, però,
Bersani, al ballottaggio, ha deciso di escludere dal voto decine di migliaia di
persone, con la richiesta ridicola di portare la giustificazione, a tutti coloro
che avessero disertato il primo turno.
Un furbizia marchiana per boicottare Renzi.
Che questa vittoria di Bersani desti, perciò, qualche perplessità
lo confermano tutti i sondaggi che rilevano come, alla domanda “chi preferirebbe come premier ?”, Renzi
raccolga sempre più consensi di Bersani.
Aver truccate le regole, però, non è l’unico imbroglio propinatoci
dal PD e dal suo segretario.
Ad esempio, quando dichiara al TG1: “la nostra agenda è quella di Monti più qualcosa”, Bersani si
guarda bene dall’indicare quello che, invece, sarà costretto a fare a pezzi,
del lavoro di Monti, per pagare la cambiale a quel piagnone di Vendola, in cambio dei voti ricevuti.
E spara panzane a gogò, anche quando manifesta la sua
intenzione di “aprire l’interlocuzione a
formazioni di centro europeiste”, perché sa che, qualora vincesse le
elezioni, dovrebbe sottostare ai diktat della sinistra radicale con la quale, frettolosamente,
si è messo ad amoreggiare.
Le grottesche e stizzite scenate di gelosia di Vendola,
ogni volta che Bersani osa prendere un caffè con Casini, la dicono lunga su quella
che sarà la sua libertà di azione.
Di tutto ciò Bersani ne è così consapevole che ha una
paura fottuta che qualcuno possa scoprire la verità delle cose che non dice o
che manipola.
Come tutte le persone subdole, infatti, Bersani è incline,
per carattere, ad arrabattarsi in modo da non rivelare mai il suo reale
pensiero.
Voleva andare alle elezioni con il porcellum, ma non l’ha mai detto, però si è sempre messo di
traverso ad ogni proposta per una nuova legge elettorale, da qualunque parte
provenisse.
Afferma, a gran voce, di voler rinnovare il partito poi,
nel regolamento delle primarie per i parlamentari, infila la possibilità che i
candidati vadano oltre le tre legislature purché ne facciano richiesta.
Un’altra presa in giro !
Non voleva ridare il voto di preferenza agli elettori, e
così sarà.
Però, mi si potrà obiettare, farà le primarie per
scegliere i candidati.
Un’altra bufala !
Innanzitutto potranno votare solo gli iscritti al partito
e coloro che hanno già partecipato alle primarie del 25 novembre.
Poi, le primarie eleggeranno sono una parte dei candidati,
perché Bersani si riserva di indicare lui un certo numero di candidati.
Ad indicare sulle schede i nominativi, tra cui si potrà scegliere,
sarà la segreteria del partito insieme agli organi territoriali.
Ma il vero inganno sta nel fatto che, ad assegnare i posti
“sicuri” nelle liste elettorali, sarà
ancora e sempre la segreteria del partito, per cui le scelte fatte dai
cittadini con le primarie conteranno come il due di picche, cioè in concreto
nulla.
Insomma, è ancora l’ennesima ipocrita presa in giro !
E Bersani è convinto di essere un furbacchione, anche
quando esprime giudizi lusinghieri sulla persona di Monti, salvo poi invitarlo
a non candidarsi ed a restare fuori dalla mischia.
Perché mai questo invito ?
Certamente non perché, come credono i gonzi, Bersani sia
intenzionato a riservargli un posto nell’eventuale compagine governativa, ma
piuttosto perché la presenza di Monti nella contesa elettorale lo
costringerebbe, incalzato da Vendola, a dire la verità sulle vere intenzioni
del suo ipotetico governo, rischiando di perdere i voti di quei moderati che,
ancora oggi, prestano fede ai suoi proclami di continuità con il governo Monti.
A dettare l’agenda di un eventuale governo Bersani,
infatti, sarà quel Vendola che ha osteggiato Monti su tutto e che, come fece a
suo tempo Bertinotti, ricatterebbe Bersani nel caso non si uniformasse ai suoi
diktat.
Monti, perciò, è vissuto da Bersani come un concorrente
più pericoloso di Berlusconi, che potrebbe anche fargli perdere le elezioni, e per
questo continua ad incensarlo sperando che resti fuori.
Se ora è già così viscido come segretario del PD,
figuriamoci cosa ci potrebbe riservare se davvero diventasse premier.
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