Era
facilmente prevedibile che l’endorsement
dei membri del PPE, ma più ancora di François
Hollande, a Mario Monti, mandasse in fibrillazione la vecchia
nomenklatura PD, che già stava assaporando la goduria di accomodarsi nella stanza del
governo.
Se
perfino un uomo di sinistra come Hollande fa il tifo per Monti, Bersani & Co.
hanno di che riflettere sullo scarso credito di cui godono a livello internazionale.
L’incubo
che, ormai da ore, ossessiona i notabili PD è l’eventualità che Monti possa candidarsi come leader di un assemblement
di partiti e movimenti moderati.
Se
Monti, infatti, decidesse di scendere nell’agone elettorale, le previsioni dei sondaggisti,
fatte fino ad oggi, sarebbero da cestinare perché i giochi si riaprirebbero.
Sono
così terrorizzati, nel quartiere generale del PD, che uno dei loro ferrivecchi più
conosciuti, Massimo D’Alema, ha rivelata tutta la sua collera in una intervista, al Corsera, così critica
ed irritata nei confronti di Mario Monti da giungere ad affermare, addirittura, che
sarebbe “in qualche modo moralmente
discutibile” se il Professore scendesse in campo.
Ora,
che Massimo D’Alema, con il suo curriculum ricco di inciuci, salga in cattedra
per dare lezioni di etica e di comportamenti morali, non solo a Monti ma a
chicchessia, da un lato mi fa scompisciare dalle risa, ma dall'altro mi induce a riflettere sulla
spudoratezza arrogante di certi individui.
Che
poi D’Alema arrivi anche a dire, in modo perentorio: “Monti non si deve candidare”, beh, vuol dire che ha toccato l’assurdo
cosmico.
O O O
Mentre D'Alema straparla, penso che il Professor Monti stia riflettendo molto sul
cosa fare, ma non certo perché preoccupato dalle parole del "baffo di ferro", ma perché è tormentato
da riflessioni ben più corpose.
Probabilmente,
è preoccupato del rischio che potrebbe comportare l'entrare a far parte di un mondo politico così screditato,
agli occhi degli italiani, da aver consentita l’affermazione del populismo, impregnato
di disprezzo e di odio, predicato da Beppe Grillo.
D’altra
parte, è impensabile che la presenza di una sola persona, per quanto seria e
rispettabile come Mario Monti, possa essere sufficiente per ridare credibilità alla politica italiana.
Ma, ad
inquietarlo, si può supporre che sia anche la prospettiva di calarsi in quel Parlamento,
che lui ha avuto modo di frequentare nei mesi passati, dove regnano sovrani l’egoismo di
parte, l’incoerenza, il disinteresse per il bene del Paese, la ruberia di
pubblico denaro.
Se
poi, dell’ipotizzato assemblement
dovesse far parte anche il decotto PdL, ancora capeggiato da Berlusconi, si
ridurrebbero al lumicino, per Monti, le possibilità di garantire agli italiani un’azione
di governo seria e rivolta al bene del Paese.
E
poi, come fidarsi di avere, come compagno di viaggio, un individuo come
Berlusconi per il quale, come ha osservato con ironia François Hollande, “quello
che è vero un giorno non lo è più il giorno dopo” ?
C’è, inoltre, l’imprevedibilità dell’elettorato italiano, ed in particolare di quel
50% che sta alla finestra, dichiarandosi astensionista od indeciso.
Ed ancora, se l’assemblement dei moderati
non vincesse le elezioni, Mario Monti si troverebbe come un pesce fuor d’acqua,
gomito a gomito con quei parlamentari che, in aula, mangiano mortadella, stappano bottiglie
di champagne in faccia agli avversari, si menano nell’emiciclo, si insultano, fanno
gazzarre vergognose ad ogni piè sospinto.
È vero
che Mario Monti potrebbe sempre contare sul sostegno dei leader del PPE e dei capi
di stato esteri, ma il Parlamento italiano non è certo l’ambiente più raccomandabile per
una persona seria e rispettabile.
Nessun commento:
Posta un commento