L’improvvisata
conferenza stampa, che è seguita al vertice di coloro che dicono di condividere
la “Agenda Monti per l’Italia”, ha generate
alcune perplessità ed una qualche delusione.
Come ha giustamente osservato
Corrado Passera, la sensazione è che sia stata sciupata la grande occasione per
proporre, agli elettori, un soggetto politico veramente nuovo, in grado di realizzare
un autentico radicale rinnovamento, capace di prendere le distanze, in modo definitivo,
da una politica oramai così degradata da disgustare e mortificare gli italiani.
L’impressione a caldo è
che i professionisti della politica, per loro meschini interessi di bottega, si
siano messi di traverso, ancora una volta, sulla strada di un vero rinnovamento.
Eppure le premesse c’erano
tutte, per presentare agli elettori una proposta nuova, e dare un segnale di cambiamento.
Perché, quindi,
una lista unica, per il Senato e, invece, due,
tre o quattro liste differenti (permane l’incertezza
sul numero) per la Camera ?
Evidentemente è una
scelta dettata non dalla condivisione sincera di un progetto, appunto la “Agenda Monti per l’Italia”, ma solo da
calcoli di opportunismo e di difesa delle vecchie logiche partitiche.
Il ventilato impegno a riunirsi,
poi, in un unico gruppo parlamentare alla Camera, è il culmine dell’ipocrisia!
E Monti ha sbagliato, ha
sbagliato di brutto nell’accettare il doppio binario, illudendosi di poter
controllare del tutto una federazione di più liste e di potere condizionare le
candidature.
Oltre tutto, è logico
supporre che, sull’elettorato moderato, avrebbe fatta maggior presa la “salita in politica” di un nuovo
soggetto, reso ancora più credibile dalla selezione e dal ricambio della classe
dirigente; in altre parole, facce nuove, esponenti della società civile, persone
competenti in grado di gestire il percorso ad ostacoli che il Paese dovrà
affrontare nei prossimi anni.
Mentre è oramai evidente
che UDC sceglierà i propri candidati, così come farà FLI, e Monti dovrà prendere
a bordo tutti senza batter ciglio.
Così facendo, con la
frammentazione delle liste la proposta rischia di riservare agli elettori l’amara
sorpresa di incocciare ancora nei soliti vecchi politicanti, da Casini (in Parlamento da 29 anni) a Fini (in Parlamento da 29 anni), da
Buttiglione (in Parlamento da 19 anni)
a Bocchino (in Parlamento da 16 anni),
e via dicendo.
Se, invece, Monti
avesse insistito per presentare una lista unica, anche alla Camera, sarebbe
stato possibile selezionare i candidati, con criteri univoci di moralità, autorevolezza
e capacità, e proporre all’elettorato una squadra prestigiosa, senza le scorie
della vecchia politica.
Tra l’altro, non è neppure
da escludere che mantenere in vita, almeno per la Camera, liste ereditate, da
quella politica palesemente rifiutata dagli italiani, possa generare
diffidenza non solo nell’elettorato, ma anche in autorevoli personaggi,
riluttanti a “salire in politica” ed
a metterci la faccia, al fianco dei professionisti della politica.
Resta
il fatto, comunque, che con la scelta del doppio binario si riduce, non di
poco, la credibilità di un auspicato nuovo modo di fare politica.
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