Le reazioni inconsulte ed irritate, che continua a provocare, in queste
ore, la scelta di Pietro Ichino di lasciare le file del PD, per sottoscrivere
la “Agenda Monti”, mi richiamano alla memoria quello che, negli anni ’50 sul
settimanale “Candido”, scriveva Giovannino Guareschi.
Pur se è trascorso oltre mezzo secolo, sembra che, nella sinistra
italiana, la cultura del “trinariciuto”
sia ancora dominante.
Guareschi qualificava “trinariciuti”
i sostenitori dell’allora partito comunista che, avendo rinunciato ad una
propria autonomia di pensiero e di critica, “portavano i loro cervelli all’ammasso” ed assicuravabo ai vertici del
partito “obbedienza cieca, pronta ed
assoluta”.
Perché “trinariciuti” ?
Perché, per Guareschi il “trinariciuto”
è colui che è “dotato di una terza narice che ha una
funzione completamente indipendente dalle altre due: serve di scarico, per
tenere sgombro il cervello, e permette l’accesso diretto alle direttive di
partito che così possono sostituire la materia grigia”.
Evidentemente, per la decrepita nomenklatura ex PCI, ora PD, nonostante
siano trascorsi molti decenni, la convinzione che i seguaci debbano continuare a “portare il loro cervello all’ammasso” è sempre dominante.
Oddio, se Guareschi fosse ancora vivo, si renderebbe conto che essere “trinariciuti” non è più una prerogativa
esclusiva dei militanti di sinistra, ma ha trovata completa propagazione presso
i berluscones, di ogni livello e grado, ai quali la “obbedienza cieca, pronta ed assoluta”, al signore di Arcore, è imposta
fin dal 1994 !
Ritorniamo, però, al caso Ichino ed alla tanto vituperata sua scelta di
lasciare il PD.
Che il PD sia un’accozzaglia, mal assortita, d’individui con idee molto
diverse tra loro, accomunati solo dall’interesse a conservare le loro poltrone,
è un dato di fatto che non scopriamo oggi.
Nel PD, infatti, coesistono una “area
socialdemocratica”, frazionata in 7 diverse correnti, una “area cristiano-sociale”, divisa in 5
correnti, una “area liberale”,
frammentata in 3 correnti, ed una “area
ecologista”, al momento ancora unitaria.
Pretendere che questo guazzabuglio di correnti possa condividere un “pensiero unico”, è un’idea così
strampalata da poter trovare posto solo nella mente confusa ed ondivaga di
Pierluigi Bersani.
Per non farsi mancare nulla, però, cosa ti fa Bersani per esasperare lo stato confusionale che caratterizza il PD ?
Stringe un patto di ferro con Vendola suscitando l’insofferenza di buona
parte della “area socialdemocratica”,
e sicuramente delle aree “cristiano-sociale”
e “liberale”.
Ora, se in qualche esponente PD l’insofferenza sia tale da portare alla
non condivisione delle scelte bersaniane, e se questo esponente pensasse di comportarsi non come un “trinariciuto”,
ma decidesse di usare il proprio cervello, non ci sarebbe nulla di scandaloso.
Ed è ciò che ha fatto Pietro Ichino, nel momento in cui, con lo
scioglimento delle Camere, è decaduto anche il suo mandato di parlamentare del
PD.
Meglio, anzi, che queste scelte siano fatte prima piuttosto che dopo, sempre
nell’ipotesi che il PD vinca le prossime elezioni.
Infatti, qualcuno riesce ad immaginare quali scontri devastanti, tra il riformista Ichino e Fassino e Vendola, ideologici conservatori e cigiellini, potrebbero lacerare il futuro governo, in materia di lavoro ?
Così come qualcuno può prefigurarsi cosa potrebbe accadere quando, per
pagare la cambiale a Vendola, Bersani fosse costretto a convincere gli
appartenenti alle correnti “Teodem” e “Bindiani” ad approvare una legge sui
matrimoni gay ?
Altro
che governo stabile … Bersani incespicherebbe su ogni decisione, giorno dopo
giorno !
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