Mettiamoci comodi, chiudiamo
gli occhi, e tormentati dall'incubo della fantapolitica lasciamo che la
immaginazione ipotizzi quello che, martedì mattina 26 febbraio 2013, al nostro
risveglio dopo una notte trascorsa a seguire exit poll e proiezione, potrebbe essere il nuovo scenario politico.
In Lombardia, Ambrosoli
l’ha spuntata su Maroni con uno scarto solo dello 0,75%, tanto è vero che fin dalle
loro prime dichiarazioni Berlusconi e Calderoli già ieri sera parlavano di
brogli e chiedevano un nuovo conteggio delle schede nulle.
Nel Lazio, Zingaretti
ha stracciato di oltre 10 punti percentuali Storace, per cui nessuna accusa di
brogli e nessun riconteggio di schede.
C’è gran casino,
invece, per quel concerne il risultato delle elezioni politiche nazionali.
Con il 32% dei voti, il
Centrosinistra è riuscito ad aggiudicarsi la maggioranza del 55% dei seggi alla
Camera, grazie a quella porcata della legge elettorale.
Il Centrodestra non è
andato oltre il 29%, mentre il Centro Montiano è “salito” fino al 18%.
Significativo, anche se
inferiore alle attese, il risultato del M5S che, a livello nazionale si è
assestato sotto il 13%, mentre Rivoluzione Civile di Ingroia ha superato di
poco il 4%.
Preoccupanti, invece, sono
i problemi di governabilità che pone la composizione del Senato.
Poiché il Centrodestra
ha vinto in Veneto ed in Lombardia, la presenza del Centrosinistra al Senato si
è fermata a 154 seggi.
Ma al Senato, per avere
la maggioranza occorrono almeno 158 seggi!
Ancora una volta ! Siamo
al dejà vu del governo Prodi 2006,
anzi peggio !
Nessuno vorrebbe
trovarsi, in queste ore, nei panni di Bersani che continua a ripetere a chi gli
è vicino: “ma ragassi … che scherso da
preti è questo ?”.
Infatti, dopo una
campagna elettorale durante la quale tra Centrosinistra e Rivoluzione Civile c’è
stata una contrapposizione che, con eufemismo potremmo definire vivace, l’idea
di bussare alla porta di Ingroia per chiedere l’appoggio dei suoi 5 senatori,
per Bersani sarebbe una pena, come bere un boccale di birra calda.
Peraltro, dato e non
concesso che Ingroia acconsentisse, Bersani si troverebbe a capo di un governo condizionato
fortemente dalla sinistra più radicale (SEL,
Rivoluzione Civile, Fassina con i giovani turchi PD).
Non solo, ma
anche con 159 senatori, la vita del governo traballerebbe di continuo, perché sarebbe
sufficiente il mal di pancia od il raffreddore di uno o due senatori perché il
governo si ritrovasse in minoranza.
Certo, ci sarebbe
sempre la possibilità di lanciare un SOS ai 39 senatori Montiani ma, anche se
accettassero e non chiedessero in cambio Palazzo Chigi, il loro appoggio scardinerebbe
la coalizione di Centrosinistra che si è presentata agli elettori.
E poi, lo spread come
reagirà nei prossimi giorni ?
Porca
miseria, sta a vedere che ci toccherà tornare alle urne in autunno.
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