Quando lunedì sul
Financial Times è stato pubblicato, a firma dell’editorialista tedesco Wolfgang Munchau, un articolo dal titolo
molto netto: “Why Monti is not the right man to
lead Italy” (Perché Monti non è l’uomo giusto per guidare l’Italia), era
impossibile non rimanere sorpresi.
Come mai il Financial
Times, tra i più autorevoli organi di stampa degli ambienti finanziari, non
solo inglesi, attacca così direttamente Mario Monti, che è accusato da più
parti, almeno in Italia, di essere portatore proprio delle istanze dei poteri finanziari internazionali ?
Ad accrescere la sorpresa
anche il ricordo che, sulle stesse pagine del Financial Times, pochi mesi
prima, il più autorevole dei suoi columnist,
Philip Stephens, aveva firmato un
pezzo, dal titolo indicativo: “Europe
rests on Monti’s shoulders” (L’Europa si appoggia sulle spalle di Monti), affermando
che, grazie a Monti “…l’Italia è tornata
al centro della scena europea e mondiale”, e che “…anche Barack Obama fa apertamente il tifo per lui”.
Come non carezzare, a
questo punto, il dubbio che, nel pensiero di Munchau, “gatta ci covi” ?
Un dubbio confermato poi
dal confronto delle diverse prospettive, di Stephens
e Munchau, nel valutare Monti ed il
suo operato, confronto dal quale emerge la palese contrapposizione dei loro
punti di vista.
Stephens apprezzava, nel suo editoriale, l’impegno di Monti sia nel ridare voce all’Italia
nei consessi europei e mondiali, dopo anni di emarginazione, sia nel far valere
il peso dell’Italia nelle decisioni dell’Europa.
Munchau, dal canto suo, interpretando lo spirito antieuropeo di gran parte degli
inglesi, sembra mosso dal timore che un rinvigorito contributo dell’Italia e di
Monti possa, invece, rafforzare quell’Europa alla cui affermazione Londra ha
sempre guardato con preoccupazione.
La prospettiva, cioè,
che il peso dell’Italia possa rinsaldare i progetti europeistici di Germania e
Francia, per Munchau sembra essere
fonte di inquietudine.
Non potendo rivelare al
mondo, per opportunismo, le sue inclinazioni antieuropee, a Munchau non restava altro che denigrare Monti,
criticandone l’operato solo a livello nazionale.
A sorprendere e
lasciare perplessi, infatti, è che Munchau,
affermato editorialista, si sia limitato a citare gli effetti del lavoro svolto
da Monti, nei suoi undici mesi di governo, senza alcun riferimento alle
difficoltà in cui si dibatteva l’Italia al momento del suo insediamento, ma
soprattutto senza analizzarne obiettivi, processi e vincoli.
Solo frutto di superficialità
oppure il suo scopo era altro ?
Sta di fatto, e la
coincidenza temporale può darsi che sia del tutto casuale, che l’editoriale di Munchau ha preceduto di sole 48 ore il
discorso di David Cameron, nel corso del quale il premier ha promesso agli
inglesi che, se sarà rieletto nel 2015, indirà un referendum per decidere della
permanenza, o meno, dell’Inghilterra nell’Unione Europea.
È evidente,
infatti, che se nel 2015 l’Unione Europea risultasse rafforzata e più integrata,
grazie ad una maggiore intesa politica ed economica, tra Italia, Germania e
Francia, per l’Inghilterra l’uscita dall’Europa potrebbe risultare ancora più svantaggiosa.
2 commenti:
Adesso che per giustificare Monti si ricorre alla dietrolgia beh mi sembra troppo ..... "Il coraggio ha abbandonato la nostra specie, o forse non lo abbiamo mai realmente avuto."
Mettere a confronto due articoli apparsi sul Financial Times a distanza di pochi mesi non è dietrologia ma semplicemente usare quel minimo di cervello e buon senso che ancora resta in un mondo di pecore pronte a credere a tutto quello che raccontano i capibastone. Certamente il coraggio non è una peculiarità delle pecore !!!
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