Per gli italiani,
almeno per quelli capaci di intendere e di volere, quanto accaduto il 12
novembre 2011, giorno in cui Berlusconi rassegnò le dimissioni nelle mani del
Capo dello Stato, può essere sintetizzato in 6 parole “Berlusconi è scappato da Palazzo Chigi”.
Sulla base di quali
elementi gli italiani possono spingersi fino ad un giudizio così severo?
Anche se sono trascorsi
solo 14 mesi da allora, molti protagonisti di quelle giornate devono essere vittime
di una grave perdita della memoria se sono arrivati perfino ad accusare il
Presidente della Repubblica di aver “sospesa
la democrazia”.
Questi poveri smemorati
si sono dimenticati, o fanno finta, che Berlusconi è salito al Quirinale con le
sue gambe, non trascinato a furor di popolo, né tantomeno da un drappello di
corazzieri.
Martedì 8 novembre 2011,
dopo che il Rendiconto Generale dello Stato era stato approvato, dalla Camera,
con soli 308 voti, Berlusconi, preso atto che oramai la sua maggioranza aveva
palesemente il fiato corto, era corso al Quirinale per anticipare al Capo dello
Stato la sua decisione di dimettersi.
Il fatto più significativo,
però, avviene tre giorni dopo, cioè venerdì 11 novembre.
Infatti, poche ore
prima che Berlusconi salisse al Quirinale per rassegnare le dimissioni, la
Camera aveva approvata la legge di stabilità che recepiva, nel suo testo, i
provvedimenti relativi agli impegni che il governo Berlusconi aveva
assunti con l’UE.
Era stata proprio la
consapevolezza che il rispetto degli impegni, presi con l’UE, avrebbe
comportato un lavoro ingrato ed impopolare, a suggerire a Berlusconi di
scappare da Palazzo Chigi.
Era dal 5 agosto 2011,
infatti, che Berlusconi, dopo aver ricevuta la lettera con i diktat indicati
dalla BCE, stava rimuginando come sottrarsi agli impegni da lui stesso presi.
D’altra parte, dopo 3
mesi nessuno degli impegni assunti con l’UE, dal governo Berlusconi, era stato
portato a compimento, nonostante la BCE avesse scritto: “vista la gravità dell’attuale situazione sui mercati finanziari,
consideriamo cruciale che tutte le azioni elencate siano prese il prima
possibile per decreto legge, seguito da ratifica parlamentare entro la fine di
settembre 2011”.
Sono, o no,
equiparabili ad una vera e propria fuga dagli impegni da lui stesso assunti, in
sede europea, le dimissioni rassegnate da Berlusconi l’11 novembre 2011 ?
Le parole che ha pronunciate ieri Olli Rehn, Commissario europeo per gli Affari Economici e Monetari, nel corso di un’audizione all’Europarlamento, si riferivano perciò solo a fatti
reali quando ha affermato: “dopo le promesse
dell’estate per permettere l’intervento della BCE, il governo Berlusconi decise
di non rispettare più gli impegni assunti”.
Che
cosa abbia da sbraitare l’ex ministro Brunetta, contro le parole di Rehn,
è davvero incomprensibile, a meno che Brunetta non dica di essere anche … corto
di memoria e di non ricordare più cosa sia successo, tra il 5 agosto e l’11
novembre 2011, nelle stanze del governo Berlusconi dove lui bivaccava.
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