È opinione comune che quando un individuo invecchi, metta
in rilievo ed esasperi alcuni suoi aspetti caratteriali.
Si è soliti dire che una persona stia invecchiando bene se
nella terza età si esaltano le componenti positive del suo carattere come, ad
esempio, la sensibilità, l’indulgenza, la disponibilità verso il prossimo, la
curiosità per nuovi interessi.
Se, invece, a mettersi in risalto sono, ad esempio, l’irascibilità,
l’insensibilità, il rancore, l’insofferenza, la paranoia, allora si dice che sta invecchiando male.
Ora, osservando il modo di fare ed ascoltando le dichiarazioni
di Berlusconi, soprattutto in questi ultimi mesi, è ragionevole desumere che l’individuo
sia vittima di un invecchiamento repentino e sgradevole.
Ad esempio, è vero che da anni lui si proclama vittima di
complotti, orditi dalle toghe rosse, ma in questi giorni questa sua ossessione lo
spinge ad immaginare perfino poteri occulti, artefici di un imbroglio dello
spread macchinato contro il suo governo e, come se non bastasse, addirittura ad
ipotizzare congiure architettate, ai suoi danni, da Napolitano in combutta con
le Cancellerie di mezzo mondo.
Siamo in presenza, evidentemente, di una vera e propria
paranoia, figlia della folle ostinazione a non voler ammettere che il Paese sia
finito sull’orlo del disastro, economico e finanziario, per il fallimento della
sua azione di governo.
D’altra parte, se gli fosse rimasto un minimo di lucidità
per riconoscere il dissesto da lui provocato, non si scaglierebbe, come un
vecchio rancoroso, contro Monti accusandolo non solo di avergli usurpato
Palazzo Chigi con una cospirazione, ma anche di non aver realizzate, in tredici
mesi e con quella maggioranza patchwork, le riforme istituzionali che lui non
era riuscito a fare in diciotto anni di governo.
Sentimenti di animosità sono vivi anche nei confronti di
Angela Merkel, da lui già definita una “culona
inchiavabile”, alla quale Berlusconi non perdona di averlo irriso per la
sua inaffidabilità, in pubblico ed insieme a Sarkozy.
Ma il rancore, che turba le sue capacità intellettive, non
si esaurisce qui, come dimostra il suo continuo svillaneggiare Casini e Fini
colpevoli, secondo lui, di tradimento solo per non essersi sottomessi al suo dispotismo,
e nei confronti dei quali non risparmia né livore né insulti da querela.
Ma la senilità, a Berlusconi, non risparmia neppure sconcertanti
perdite di memoria come quando, ad esempio se la prende con Ingroia e Grasso che,
secondo lui, in quanto magistrati non avrebbero mai dovuto abbandonare la toga
per entrare in politica.
È l’ennesima dimostrazione che oramai l’individuo è fuori
di senno.
Non ricorda, infatti, neppure che nella legislatura appena
conclusa, tra le file del PdL sedevano in Parlamento non uno ma cinque
magistrati scelti da lui.
Alla Camera c’era Alfonso Papa, ed al Senato occupavano
uno scanno, Giacomo Caliendo, Roberto Centaro, Pasquale Giuliano e Nitto Palma.
Ahi che brutti scherzi può
combinare la vecchiaia !
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