martedì 15 gennaio 2013

La barzelletta del bipolarismo


Che la gente italica non sia solo un popolo di poeti, santi e navigatori ma anche, e soprattutto, sia gravida di spiccato individualismo, certo non lo scopriamo oggi.
Se non ci fosse lo sport del calcio a costringere molti italiani ad aggregarsi nel tifo per la nazionale, quando ci sono i campionati del mondo o quelli europei, certamente di occasioni, per renderci conto di essere parti di una stessa collettività, ne avremmo molto poche.
Nemmeno le note dell’inno nazionale riescono ad unirci tutti, come avviene, invece, negli altri Paesi.
Non so se un individualismo così marcato sia da considerare un difetto grave, è certo, però, che ogni tentativo, di fonderci in un sol corpo pensante, è finito, fatalmente, in un flop, almeno da quando ci siamo lasciati alle spalle il ventennio fascista ed abbiamo scoperta la democrazia e, con essa, la libertà di pensiero.
Ad incaponirsi, invece, in inutili tentativi di incasellare gli italiani in assetti di sola convenienza, sono rimasti alcuni politicanti che, anche in questi giorni, sembrano non saper rinunciare all’illusione che le prossime elezioni possano ratificare l’affermazione del bipolarismo.
Per rendersi conto che si tratti di parole dettate solo da una malafede di comodo, è sufficiente osservare quello che emerge in questa vigilia elettorale.
Ad esempio, nei giorni scorsi presso il Ministero degli Interni sono stati depositati 215 simboli elettorali, un numero addirittura superiore a quello registrato nel 2008.
Anche se il Ministero provvederà a cancellare i simboli civetta, il numero dei presunti movimenti politici, che si propongono agli elettori, sarà sempre e comunque esagerato e bizzarro.
Ma, ancora più grottesco è rilevare che, proprio i due maggiori sostenitori del bipolarismo, Berlusconi e Bersani, presentino alle elezioni due aggregazioni così poliedriche da essere la negazione dello stesso concetto di bipolarismo.
Berlusconi, ad esempio, è a capo di un agglomerato di 12 liste (PdL, Lega Nord, Grande Sud, Mpa-PdS, Fratelli d’Italia, MIR, La Destra, Intesa popolare, Pensionati, Rinascimento Italia, Lista del merito, Liberi da Equitalia).
Bersani, per non essere da meno, è leader di un assembramento formato da 8 liste (Pd, SeL, SVP, Centro democratico, Il Megafono, Lista Crocetta, Moderati di Portas).
Ipotizzando ora che, queste 20 liste, riescano ad eleggere i loro rappresentanti in Parlamento, le aule di Montecitorio e di Palazzo Madama sarebbero invase da uno straordinario giardino zoologico con intenti ed interessi non coincidenti tra loro.
Se non avessero, infatti, idee e programmi differenti che senso avrebbe questa proliferazione di liste ?
È chiaro che se questo è il tipo di bipolarismo vagheggiato da Berlusconi e Bersani, allora ci prendono per grulli !
Purtroppo è il risultato della ignominiosa legge elettorale, il porcellum, che, con il trucco delle aggregazioni, di fatto apre le porte del Parlamento a “oves et boves”.
Sciaguratamente, oltre a tutto, per i contribuenti italiani questo vuol dire che ognuna, delle liste e listine citate, riscuoterà denaro pubblico per il rimborso delle spese elettorali.
Una vergogna tutta italiana !
Se disponessimo, invece, di una legge elettorale sensata, ad esempio con una soglia di sbarramento nazionale al 5% e senza il trucco delle coalizioni, queste 20 liste si ridurrebbero a non più di 2 o 3, con un risparmio per le casse dello Stato ed una minore presa in giro degli elettori.
Già, ma risparmiare denaro dei contribuenti e rivolgersi con lealtà agli elettori, sono concetti indigesti per i professionisti nostrani della politica.

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