Era il 1991 quando
Giorgio Gaber con la sua ironia, intelligente e garbata, si interrogava, già
allora, su che senso avesse ancora parlare di destra e di sinistra.
Componendo e cantando
quella che, a prima vista, poteva sembrare una semplice ballata, Gaber voleva
stimolare a riflettere sull’assurdo capriccio, molto nostrano, di appiccicare
etichette ad ogni cosa, incluse le aspirazioni e le idee degli individui.
Ecco perché in queste
ore mi è venuta voglia di suggerire a Bersani, una volta archiviate le
primarie, di dedicare cinque minuti per ascoltare con attenzione quel brano,
dal titolo “Destra Sinistra”, la cui assoluta
attualità trova conferma già nei suoi primi versi “… è evidente che la gente è poco seria quando parla di sinistra e
destra”.
Se Bersani recepisse questo
suggerimento si renderebbe conto, forse, quanto sia fuori posto la petulanza
con cui insiste nel richiedere, a Mario Monti, da quale parte si schieri, se a
destra od a sinistra.
È una domanda inutile, anacronistica
e perfino poco intelligente.
Sarà un mio limite, ma
confesso che non riesco a capacitarmi, infatti, perché temi come giustizia
sociale, equità e solidarietà, occupazione giovanile, qualità del welfare, lotta
alla corruzione ed al malaffare, diritti civili, utilizzo onesto del denaro
pubblico, modernizzazione delle istituzioni, e così via, Bersani li possa
vivere non come una progettualità universale per tutti coloro che fanno
politica, ma come se fossero, invece, prerogative solo della destra o solo della
sinistra.
Può darsi, lo ripeto,
che io non riesca a capire, ma mi sembrerebbe ragionevole attendersi che queste
siano, invece, le vere finalità della politica, con la P maiuscola, il cui
compito dovrebbe essere solo quello di operare per il bene collettivo, e non
per appagare i desideri di una parte o dell’altra degli schieramenti.
Condividendo, perciò, il
messaggio di Gaber riconosco di non essere più disponibile, oggi, a dare il mio
voto né ad una formazione di centrodestra né ad una di centrosinistra.
Anche perché, trovo
maledettamente ipocrita che entrambi gli opposti schieramenti, abbiano perfino l’impudenza
di servirsi della stessa parola, “centro”,
sia come “ centrodestra” che come “centrosinistra”.
Perché ?
Chi vogliono ingannare ?
Penso che, a questi professionisti
di una politica da strapazzo, manchi il coraggio, ma soprattutto l’intelligenza,
per ammettere che i vecchi stereotipi, destra e sinistra, presenti ormai solo nelle
loro menti avvizzite, non abbiano più nessun appeal per la società civile.
Sono anni che studi
antropologici evidenziano che le aspettative dei cittadini sono tese verso una
politica che si impegni congiuntamente per perseguire il bene della
collettività; una politica, cioè, che superate le arcaiche convenzioni del passato,
si liberi finalmente dai lacci e laccioli delle corporazioni, delle lobbies,
dei privilegi acquisiti, della collusione con il malaffare e con le mafie, etc.
Beppe Grillo l’ha
compreso e si è messo a cavalcare, con i suoi modi beceri, il malcontento e l’indignazione che monta tra
la gente, come l’alta marea.
Ma Beppe Grillo non può
essere la soluzione per far progredire il nostro Paese.
Infatti, il cittadino
comune vorrebbe poter riacquistare fiducia in una politica rigenerata, ma
soprattutto radicalmente rinnovata.
L’interrogativo è: ci
sarà qualcuno che avrà non solo il coraggio ma anche la forza per imporre questa
svolta radicale e resettare, così, un sistema politico ingessato ed
autoreferenziale ?
Se un
bagliore, anche solo un fievole bagliore non dovesse rischiarare la speranza di
una possibile svolta, il 24 e 25 febbraio depositerò
nell’urna una scheda bianca!
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