giovedì 3 gennaio 2013

Destra e sinistra … il chiodo fisso di Bersani


Era il 1991 quando Giorgio Gaber con la sua ironia, intelligente e garbata, si interrogava, già allora, su che senso avesse ancora parlare di destra e di sinistra.
Componendo e cantando quella che, a prima vista, poteva sembrare una semplice ballata, Gaber voleva stimolare a riflettere sull’assurdo capriccio, molto nostrano, di appiccicare etichette ad ogni cosa, incluse le aspirazioni e le idee degli individui.   
Ecco perché in queste ore mi è venuta voglia di suggerire a Bersani, una volta archiviate le primarie, di dedicare cinque minuti per ascoltare con attenzione quel brano, dal titolo “Destra Sinistra”, la cui assoluta attualità trova conferma già nei suoi primi versi “… è evidente che la gente è poco seria quando parla di sinistra e destra”.
Se Bersani recepisse questo suggerimento si renderebbe conto, forse, quanto sia fuori posto la petulanza con cui insiste nel richiedere, a Mario Monti, da quale parte si schieri, se a destra od a sinistra.
È una domanda inutile, anacronistica e perfino poco intelligente.
Sarà un mio limite, ma confesso che non riesco a capacitarmi, infatti, perché temi come giustizia sociale, equità e solidarietà, occupazione giovanile, qualità del welfare, lotta alla corruzione ed al malaffare, diritti civili, utilizzo onesto del denaro pubblico, modernizzazione delle istituzioni, e così via, Bersani li possa vivere non come una progettualità universale per tutti coloro che fanno politica, ma come se fossero, invece, prerogative solo della destra o solo della sinistra.
Può darsi, lo ripeto, che io non riesca a capire, ma mi sembrerebbe ragionevole attendersi che queste siano, invece, le vere finalità della politica, con la P maiuscola, il cui compito dovrebbe essere solo quello di operare per il bene collettivo, e non per appagare i desideri di una parte o dell’altra degli schieramenti.
Condividendo, perciò, il messaggio di Gaber riconosco di non essere più disponibile, oggi, a dare il mio voto né ad una formazione di centrodestra né ad una di centrosinistra.
Anche perché, trovo maledettamente ipocrita che entrambi gli opposti schieramenti, abbiano perfino l’impudenza di servirsi della stessa parola, “centro”, sia come “ centrodestra” che  come “centrosinistra”.
Perché ?
Chi vogliono ingannare ?
Penso che, a questi professionisti di una politica da strapazzo, manchi il coraggio, ma soprattutto l’intelligenza, per ammettere che i vecchi stereotipi, destra e sinistra, presenti ormai solo nelle loro menti avvizzite, non abbiano più nessun appeal per la società civile.
Sono anni che studi antropologici evidenziano che le aspettative dei cittadini sono tese verso una politica che si impegni congiuntamente per perseguire il bene della collettività; una politica, cioè, che superate le arcaiche convenzioni del passato, si liberi finalmente dai lacci e laccioli delle corporazioni, delle lobbies, dei privilegi acquisiti, della collusione con il malaffare e con le mafie, etc.
Beppe Grillo l’ha compreso e si è messo a cavalcare, con i suoi modi beceri,  il malcontento e l’indignazione che monta tra la gente, come l’alta marea.
Ma Beppe Grillo non può essere la soluzione per far progredire il nostro Paese.
Infatti, il cittadino comune vorrebbe poter riacquistare fiducia in una politica rigenerata, ma soprattutto radicalmente rinnovata.
L’interrogativo è: ci sarà qualcuno che avrà non solo il coraggio ma anche la forza per imporre questa svolta radicale e resettare, così, un sistema politico ingessato ed autoreferenziale ?
Se un bagliore, anche solo un fievole bagliore non dovesse rischiarare la speranza di una possibile svolta, il 24 e 25 febbraio depositerò nell’urna una scheda bianca!

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