sabato 5 gennaio 2013

I politici, sul ring, se le danno di santa ragione



A sette settimane dal voto lo scenario politico italiano è più che mai caotico.
Ancora troppi i nodi da sciogliere prima che gli italiani abbiano ben chiaro, finalmente, quali le alternative politiche tra cui scegliere, quali i loro programmi e quali individui andranno ad occupare gli scranni in Parlamento.
Ma è anche un’incognita, non certo di poco conto, sapere chi potrebbe avere una maggioranza autosufficiente per salire a Palazzo Chigi.
Confusione ed incertezze regnano sovrane, alimentate, sempre più, da un clima da tutti contro tutti, e dal solito e desolante mercatino delle alleanze, delle candidature e finanche dei simboli.
Più defilato, almeno fino ad oggi, sembrerebbe Bersani che, confidando nei sondaggi che lo davano in testa, prima di Natale, con un buon margine, ha deciso di restare ai bordi del ring per vedere quale dei suoi avversari finirà knock-out prima del 24 febbraio.
Infatti, sul ring mediatico sono saliti, per darsele di santa ragione senza esclusione di colpi, Silvio Berlusconi, riconoscibile dai guantoni di colore azzurro, e Mario Monti, riconoscibile dai guantoni di colore grigio fumo di Londra.
I colpi di Berlusconi sono sempre quelli che hanno contraddistinta la sua carriera politica, cioè il gancio destro, fatto di nuove panzane, e l’uppercut destro, assemblato con le vecchie favole.
All’angolo, assistito da due secondi di scuola PdL, Angeluccio Alfano e Sandrino Bondi.
Prima ancora che suonasse il gong, Berlusconi ha incominciato a menar botte adottando la tattica, a lui più congeniale, attaccare alla spera in dio, incurante delle sghignazzate che suscitano i molti colpi portati a vuoto e scontati.
Sostenuto da uno sparuto gruppetto di tifose invasate, Santanchè, Biancofiore, De Girolamo, Ravetto, Bernini, tenta di sferrare i suoi ganci fondati su alcune novità dell’ultima ora: imbroglio dello spread, complotti delle toghe rosse, congiura di Napolitano, straordinario prestigio personale presso la comunità internazionale, etc.
Per rafforzare l’effetto dei ganci ecco che assesta all’aria alcuni uppercut per convincere, gli spettatori, che la crisi sia solo psicosomatica, che lui faccia un sacrificio personale ad essere premier ma lo fa solo per amore dell’Italia, che ridurrà le tasse e riformerà le istituzioni, etc.
Nell’angolo opposto, ad assistere Monti, due secondi di scuola liberal-vaticana, Lucky Montezemolo e Pierferdy Casini.
Dopo aver svestito il suo accappatoio di loden fumo di londra, Mario Monti si è portato al centro del quadrato.
C’era grande attesa per veder boxare questo esordiente del ring mediatico.
Molta la curiosità, ma molti anche i dubbi che, con la sua flemma british, Monti non possa reggere alle durezze della boxe mediatica.
Prima di salire sul ring, infatti, i suoi secondi gli avevano raccomandato di boxare senza forzare i tempi, proteggendosi con una guardia difensiva alta e chiusa, usando, con insistenza, jab di sbarramento per non dare spazio all’avversario, alternando i jab con qualche cross preciso, per stroncare l’avversario.
Ci si attendeva, perciò, una boxe difensiva, con molti colpi jab, basati su riferimenti precisi ai fondamentali dell’economia, allo sfacelo economico e finanziario ereditato, agli impegni che Berlusconi aveva continuato a prendere per 18 anni, ma che non era stato capace di rispettare nonostante abbia vissuti ben 3190 giorni a capo del governo, come quello di ridurre a 3 le aliquote fiscali o di riformare le istituzioni, etc.
Invece gli spettatori sono stati colti di sorpresa.
Infatti, almeno nelle prime tre riprese fin qui giocate, Monti ha adottata una tattica combattiva ma di scarsa efficacia, condotta con colpi di humour molto british, che sono riusciti solo a far incazzare ancor più l’avversario.
Nella boxe di Monti sono mancati quei cross, che tutti si aspettavano, sferrati a base di proposte concrete per rendere credibile la “Agenda Monti” e realizzare il rinnovamento e la rinascita del Paese, creare sviluppo ed occupazione.
Più che ad un incontro di “noble art”, come dovrebbe essere sia un match di pugilato che un confronto politico, fino ad oggi abbiamo assistito ad una rissa tra esagitati.
Dopo queste prime riprese c’è solo da augurarsi che, nelle prossime settimane, il confronto diventi più civile e soprattutto più centrato sulle proposte concrete per cambiare in meglio il nostro Paese, bandendo ogni forma ipocrita di populismo.

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