Molti anni fa, a Milano, mi piaceva frequentare un locale,
il Derby Club, che è stato il vero trampolino
di lancio per molti cabarettisti, cantanti, musicisti esordienti che sono diventati,
poi, artisti di successo.
Dalla pedana del Derby
Club sono passati i Gufi, Cochi & Renato, Felice Andreasi, Giorgio
Faletti, Giobbe Covatta, Enzo Jannacci, Bruno Lauzi, Teo Teocoli, solo per
citarne alcuni rimasti impressi nella mia memoria.
Oggi, purtroppo, il Derby
Club non esiste più, ma in compenso si possono fare quattro risate, in TV, con
le esibizioni di un cabarettista, ormai decadente, che tuttavia si accanisce
nell’apparire a tutte le ore, del giorno e della notte, sugli schermi
televisivi.
Alludo a Silvio Berlusconi.
A differenza degli artisti citati prima, che possedevano
un ricco repertorio di genialità e fantasia, le esibizioni di Silvio Berlusconi
sanno sempre di deja vu.
Ad esempio, da giorni, Berlusconi gira per gli studi
televisivi portando sotto braccio un cartellone, come quelli usati, un tempo, dai
cuntastorie popolari che si
spostavano, da una piazza all’altra, per illustrare agli astanti la raffigurazione
fantasiosa degli avvenimenti.
A differenza, però, dei veri cuntastorie, il canovaccio di Berlusconi è sempre lo stesso, influenzato
da una visione distorta della realtà, dove lui è sempre vittima di congiure e
complotti tramati, a volte dai soliti magistrati comunisti, altre volte da
oscuri poteri internazionali, a volte addirittura da capi di stato stranieri.
Racconta favole nelle quali i cattivi, i traditori, i
bugiardi, gli incapaci, sono sempre gli altri.
Mai un refolo di umiltà per un esame di coscienza, mai un cenno
di autocritica !
Al termine delle loro esibizioni i cuntastorie passavano tra la gente per raccogliere nei loro
cappellacci oboli non sempre generosi.
Berlusconi, invece, dopo aver vomitate accuse e villanie,
nei confronti di tutti coloro che si sono rifiutati di fargli da lacchè (qualche volta non risparmia neppure i
lacchè), pretende che gli astanti gli diano il loro obolo di ascolto e si sciroppino,
in rigoroso silenzio, tutte le fregnacce, che lui racconta, sulle sue
straordinarie performance non solo amorose.
A differenza dei cuntastorie,
quelli veri, che conoscevano bene la trama delle loro storie, Berlusconi, con l’avanzare
degli anni, è afflitto sempre più da vuoti di memoria spaventosi che gli fanno
dimenticare, passando da uno studio televisivo all’altro, quello che ha detto e
che ha fatto, finendo così per contraddirsi e mostrarsi rimbambito.
Ad esempio, sempre dimentica di aver preteso che i suoi
scagnozzi, nell’aprile 2011, si coprissero di ridicolo votando alla Camera la
sua verità, cioè che Ruby fosse nipote di Mubarak.
Così come, in questi giorni, promette agli italiani di
ridurre a 2 le aliquote fiscali, non ricordando di averle già promesse dodici
anni fa, nel famoso “contratto con gli
italiani” mai adempiuto.
Ma è ancora più grave che non ricordi neppure la lettera
della BCE, pervenutagli il 5 agosto 2011, con la quale Jean Claude Trichet e
Mario Draghi non solo gli dettavano le misure da realizzare per evitare il
default dell’Italia, ma gli fissavano anche un termine per gli interventi
urgenti: “entro la fine di Settembre 2011”.
Forse, svigorito dai bunga
bunga e dagli incontri ravvicinati con le olgettine, aveva dimenticato troppo in fretta la lettera BCE.
Fatto sta che, dopo aver ridotto il Paese in stato di pre -
commissariamento, abbandonò la nave Italia oramai sugli scogli, e passò la
patata bollente a Monti affinché attuasse le richieste della BCE.
Oggi, a distanza di soli tredici mesi non ricorda più
nulla e se la prende con Monti per aver fatte le cose che la BCE aveva
richiesto a lui di fare.
Trovo angosciante, però, che
non sia solo il cuntastorie
Berlusconi ad essere smemorato e rimbambito, ma con lui anche molti italiani.
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