Quando ero bambino ed insistevo per avere un gioco od un
dolce, mia mamma mi ripeteva “sembri un
disco rotto”, alludendo a quei 78 giri, oramai logori, sui quali la puntina
del giradischi si impiantava in un punto e ripeteva all’infinito sempre lo
stesso verso della canzone.
Oggi, i dischi a 78 giri si trovano solo più nei mercatini
di antiquariato, mentre sono ancora di moda alcune persone che si esprimono
proprio come se fossero un “disco rotto”.
È il caso, ad esempio, di Pierluigi Bersani.
Non passa giorno, infatti, che Bersani non rivolga a Mario
Monti tutte le volte le stesse stucchevoli domande.
“Monti
dica con chi sta ?”, oppure in alternativa, “Monti dica contro chi combatte ?”.
Non so che cosa gli psicologi sarebbero in grado di riconoscere
nella insistenza con cui Bersani continua a porre queste domande, a me sembrano
soprattutto effetto di una insicurezza infantile che necessita di costanti
rassicurazioni.
Quanto più si avvicina la data delle elezioni, tanto più
Bersani è alla ricerca di rassicurazioni sul fatto che davvero lui potrebbe
diventare premier.
In queste domande, però, mi sembra di cogliere anche il
retaggio di un modo vecchio di intendere e fare politica, un pensiero prodotto
dallo scadente bipolarismo degli ultimi 20 anni.
Orfano della guerra al “berlusconismo”, Bersani non riesce
a concepire che si possa fare politica non “con”
o “contro” qualcuno, ma “a vantaggio dei cittadini e del Paese”.
Gli elettori, purtroppo solo quelli che hanno capacità di
intendere e di volere, non votano “con”
o “contro”, ma valutano i programmi
delle formazioni politiche e scelgono il programma, e quindi il partito, nel
quale riconoscano maggiori riscontri alle loro aspettative.
Proprio perché dotati della capacità di intendere e di
volere, sanno distinguere tra “programmi fanfaroni”
e “programmi realistici”, tra
candidati perbene, almeno formalmente, e candidati inquisiti o corrotti, tra
premier credibile e premier cacciaballe.
Infatti, il valore più prezioso della democrazia si
realizza proprio nel pluralismo delle idee e delle opzioni, pregio che il
bipolarismo, invece, tende ad annullare costringendo a catalogare la politica
in bianca e nera, in buona e cattiva, in bella e brutta.
Quindi, Bersani deve mettersi il cuore in pace ed
accettare che Monti proponga il suo programma agli elettori senza pretendere
che si schieri, per forza, “con” o “contro” qualcuno.
Saranno gli elettori a valutare se la “Agenda Monti” risponda o no alle loro aspettative e decideranno,
di conseguenza, come votare.
Dalle urne uscirà il
responso, espressione di quel “popolo
sovrano”, così corteggiato, da tutti i politici, in campagna elettorale e
così umiliato e deluso, poi, una volta chiuse le urne.
1 commento:
92 minuti di applausi.
Banjo
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